Ecco il racconto non-convenzionale di Monia, una delle allieve della nostra scuola di Coaching e PNL
La storia della crescita e il cambiamento: l’esperienza personale e quella di allieva nel bel mezzo di un periodo di profondo cambiamento. Il racconto di un’evoluzione in fase di completamento, grazie anche  agli strumenti e alle competenze acquisite nella scuola. E anche agli incontri con persone speciali…


C’era una volta una bambina che sognava di diventare una ballerina di musical. La frangia rossiccia, le tasche piene di meraviglie, cresciuta a pane e Saranno Famosi… pane molto poco perché mangiava come un passerotto. Abitava in un paesino di campagna dove non c’era una scuola di ballo, mentre la piscina comunale era a portata di mano. I suoi genitori decisero quindi di iscriverla a un corso di nuoto e lei diventò un pesce. Anzi, un pesce fuor d’acqua.

Sì perché la vita è liquida e profonda, ha i suoi vortici e i suoi fondali e lei a volte ne aveva paura, nonostante fosse un pesce. Era un pesce di fiume, di torrente, di quelli che hanno lo stesso colore dei ciottoli tra cui sgusciano: solo così possono mimetizzarsi, sparire, non farsi vedere.

Aveva una migliore amica quella bambina, una migliore amica invadente ed egocentrica che si chiamava Inadeguatezza. È un’amica ben strana, che come tutte le amicizie ti nutre, ma stranamente, allo stesso tempo, ti consuma: ti fa inciampare come se avessi le pinne al posto dei piedi, ti fa preoccupare dei tuoi odori, delle tue parole, delle mani che sudano, dei tuoi vestiti. Ti fa impegnare per essere brava e desiderata, ma senza dare troppo nell’occhio. Ti fa essere brava a scuola ma non troppo brava ché altrimenti sei sopra le righe, ti fa essere una figlia modello, un uccellino compiacente che non verrà messo fuori dal nido, proprio per questo.

La bambina iniziò a vedersi brutta, a richiudere le proprie ali, anzi a pensare di non averle proprio. Nonostante questo continuò a lavorare, ad impegnarsi e ad accumulare piccoli e grandi successi crescendo: il massimo dei voti a scuola, i trenta e lode all’università mentre lavorava per potersela permettere, la tesi a cavallo di un treno magico, i suoi numerosi lavori, il suo primo romanzo pubblicato, poi il secondo, il matrimonio, un figlio, la forza di volontà per sconfiggere un brutto nemico.

Ma non c’era nessuna vittoria, nessuna ricompensa, il piacere di godersi il respiro in cui il pesce tornava a guizzare. Correre, sempre, senza fermarsi perché tutti si accorgono che sei inadeguato quando sei fermo.

In una brutta giornata dal cielo azzurro, la stessa in cui diventò una spalatrice di nuvole, qualcosa le si ruppe dentro: si aprì una diga di lacrime che riportò a galla brutti ricordi e rifiuti, come fa la risacca dopo il mare mosso. Alla fine l’inadeguatezza mostrò la sua faccia da strega e la bambina ormai cresciuta si ricordò bene dove quella strega l’aveva rapita e perché.

Il pesciolino si trovò in mezzo alla tempesta. Annaspò, cercò di nuotare, ma niente. Alla fine dovette abbandonarsi alla corrente e pensò che fosse la fine. Essere sbattuto dalle onde, invece, non fu così male. Si ricordò di essere un pesce fuor d’acqua e che quello che i pesci fuor d’acqua sanno fare meglio è respirare dove tutti gli altri pesci non sanno farlo. E per la prima volta, iniziò a nuotare davvero, a scegliere le correnti da cui farsi trasportare e a cambiare colore per farsi vedere.

Non serve dire che sono io quella bambina. La donna che scrive oggi la ama profondamente, un pesciolino coraggioso che ha affrontato le onde alte. La consapevolezza e il coraggio mi hanno salvato: la consapevolezza delle mie fragilità e delle mie ferite, il coraggio di affrontarle e di renderle preziose per me e per gli altri. Come le “crepe” di cui parla Leonard Cohen, quelle che dice, sono ovunque, ma da cui entra la luce. Scoprirsi richiede impegno e qualcosa che ho dovuto imparare: la pazienza.

È stato lungo il mio cammino di formazione che mi sono imbattuta nella scuola PLS Coaching. L’ho scelta per istinto, con nient’altro che questo. In quest’aula che ormai è un po’ casa mia è entrata una donna diversa, anche fisicamente che ci si creda o no. Ci ho messo un bel po’ di tempo per completare il corso Practitioner in PNL perché mi ha scombussolato, mi ha rivoltato come un calzino. E tra le tante cose che ricordo delle lezioni c’era la storia di una compagna di corso, una come me che “si era dimenticata di essere una donna forte”. Ho incontrato persone che mi hanno cambiato, che mi hanno rivelato cose di me che non riuscivo a vedere e che per questo mi tengo stretta come amici preziosi. Ho ricevuto abbracci che mi hanno scaldato dentro e ho scoperto che proprio gli abbracci sono tra le parole migliori che spesso sono in grado di donare. Ho svelato a me stessa di essere un cielo stellato, mentre camminavo sulla scala di pietra, davanti a quella finestra grande da cui filtrava la luce del pomeriggio.

Ho scoperto che ha ragione Ligabue quando dice “Quando canterai la tua canzone/da quel momento in poi non puoi tornare/da quel momento in poi dovrai andare con le tue parole”.  Ho scoperto di non essere solo una bambina piena di sogni e una donna che sta diventando sensuale poco a poco, ma di avere dentro anche un cappellaio matto e un drago.

E il pesciolino che si nascondeva tra i ciottoli si è affrancato come trainer, una presenter, come dicono i miei colleghi, che ama stare in mezzo a un’aula piena di persone diverse, sconosciute o conosciute, a cui rivolgere un sorriso e con cui fare un viaggio, seppur breve. È questo che voglio fare nella vita e ho intenzione di farlo bene, così come ho intenzione di non far finire questo mio percorso di formazione.

Ho  scoperto di non essere solo un pesce – adesso tutto rosso e dai riflessi dorati –  ma di essere anche la tempesta. E che merito il perdono di un bacio sulla bocca, come in quella splendida canzone di Ivano Fossati.